Ma quanta veemenza nel difendere i giornalisti...ma non tutti, solo alcuni
Ma quanto vigore, quanta forza, quanta veemenza! E quanta solidarietà,
fratellanza, tutti per uno, uno per tutti, sì, siamo tutti con te, sì, faremo
tutti le barricate! Sì. Ma tutti chi? E
per cosa? I fatti: nei giorni scorsi un giornalista scrive un pezzo sulla
Regione Abruzzo, per farla breve (perché non è questa la notizia del blog
odierno) sosterrebbe che il Masterplan firmato Luciano D’Alfonso sarebbe stato
clamorosamente bocciato dal Governo. Vero o non vero, poco m’interessa, anzi
non m’interessa, la Regione reagisce, smentisce la notizia e, ritenendola
diffamatoria, annuncia che si sarebbe tutelata nelle sedi più opportune e con i
mezzi che riteneva più consoni. Bene, fin qui mi verrebbe da chiedere: ‘Qual è
la notizia?’. Nessuna. Fatti del genere ne accadono a migliaia ogni giorno, a
tutti i giornalisti. Il cronista ha il diritto-dovere di raccontare fatti veri,
la persona colpita dalla notizia ha il diritto-dovere di difendere se stesso e
la propria immagine. Poi, se la notizia era vera, il soggetto che ha tentato
una difesa si ritrova a pagare anche le spese legali; se la notizia era falsa…,
bene che la notizia sia stata smentita. Ma in questo caso, a Pescara, no.
Apriti cielo: dinanzi alla difesa della Regione Abruzzo, sono scesi in campo i
vertici dell’Ordine, pronti a difendere ‘il legittimo esercizio della liberà di
stampa’, e qui, da giornalista, avrei una prima osservazione: la libertà di
stampa è legittima, purchè racconti fatti veri, non è che il diritto alla
libertà di stampa ti dà la patente per sparare qualunque sciocchezza ti capiti
per la mente o pettegolezzi. Ma mi fermo qui, perché potrei incorrere nel reato
di lesa maestà al principio di solidarietà tra colleghi, quindi anche io devo
difendere, sempre e comunque, il diritto alla libertà di stampa, qualunque cosa
essa stampi. E vabbè! Ma non è finita qui. Sorte maligna ha voluto che lo stesso
giornalista fosse stato querelato, tre anni fa, da un politico per una presunta
diffamazione, il giudice oggi avrebbe dato ragione al politico, il quale ha
chiesto il risarcimento, 45mila euro, direttamente al giornalista, anziché all’editore.
È legittimo? Sì, lo è, è permesso e previsto dalla legge. Perché il politico ha
operato questa scelta? Ma, onestamente penso siano fatti suoi. Ma ancora una
volta, giù un diluvio d’inchiostro, prima da parte del sindacato, poi di nuovo
dall’Ordine, che afferma addirittura che ‘gli attacchi alla libertà di stampa
sembrano non avere più limiti’, e parla di ‘intimidazioni nei confronti dei
giornalisti…una vendetta politica postuma nei confronti di un collega condannato
per diffamazione…’. Ma quale forza, quale veemenza, quale coinvolgimento! Che
bello far parte di un Ordine tanto pronto a fare squadra, a mobilitare la
categoria, a costruire una barricata per far sì che il giornalista in questione
non debba pagare un centesimo di quei 45mila euro richiesti. Già…peccato però…peccato
che non sia per tutti così. Era l’agosto 2012, seduta del Consiglio comunale di
Pescara, un consigliere del Pd prende la parola in aula e afferma, sventolando
un mio comunicato stampa redatto come ufficio stampa del sindaco Albore Mascia,
‘prima o poi questo ufficio stampa qualcuno dovrà fermarlo’, un’affermazione
chiara perché non aveva digerito il contenuto del Comunicato ma, nel caso, anziché
prendersela con l’interlocutore politico che appariva nel comunicato, se la
prendeva con l’estensore materiale del comunicato, cioè con chi lo aveva
scritto, ovvero la sottoscritta. Comportamento anomalo, minaccioso, prontamente
segnalato ai miei organismi di Categoria e tranquillamente ignorato. Contro
quel consigliere ho ovviamente sporto querela penale, è in corso un processo,
ma non ho mai ricevuto una sola parola di solidarietà né una nota stampa dal
sindacato o dall’Ordine a difesa del mio lavoro, della mia professionalità, del
mio diritto a svolgere il mio incarico con serenità, e del mio ‘diritto alla
libertà di stampa’. Mai. Era il 2010 quando sempre in Consiglio comunale il consigliere
Roberto De Camillis, all’epoca nelle fila dell’opposizione, salvo poi passare
in maggioranza per rivestire il ruolo di Presidente del Consiglio, disse al
microfono ‘sindaco, lei al suo ufficio stampa deve insegnare a fare la ‘O’ col
bicchiere prima di scrivere comunicati’. Affermazione lesiva della mia
professionalità, prontamente segnalata agli Organismi di categoria e non ho mai
ricevuto, anche in quel caso, neanche mezza nota di solidarietà e di risposta
al consigliere comunale con carica politica. Mai. Primavera del 2010: in
Consiglio comunale il consigliere Camillo D’Angelo, Pd, interrompe una seduta
del Consiglio comunale per rendere pubblico il comunicato di un consigliere di
quartiere che si era ritenuto offeso da un mio post su facebook e, rivolgendomi
le offese più inenarrabili, chiede al sindaco, urlando in un’aula piena di
gente, le mie dimissioni. Episodio riferito agli Organismi di categoria,
insieme a quella che era una evidente strategia di attacco da parte del Pd nei
confronti della mia persona, e mai ho ricevuto una parola di solidarietà né una
nota pubblica a difesa del mio lavoro, della mia professionalità e dei miei
diritti. Mai. Erano tutti affari miei, non affari della categoria,
evidentemente ne combinavo delle belle per essere attaccata con tale violenza! Ne
ho almeno un’altra trentina di episodi simili, ma chiudo con quest’ultimo che
mi è stato riferito di recente: un consigliere comunale del Pd va nella stanza
del sindaco Albore Mascia e gli dice, ‘o mi sterilizzi la Fogaraccio, o le
mando un’ispezione dell’Inps’. L’ho saputo da poco, non l’ho segnalato agli
Organismi di categoria, non m’interessa più, non avrebbero detto mezza parola a
mio sostegno. Perché la Fogaraccio andava ‘sterilizzata’. E perché in Abruzzo
non siamo tutti uguali: ci sono giornalisti e giornalisti. Per alcuni abbiamo
il dovere di scendere in piazza; altri, bene che vada, vanno ignorati, male che
ti vada si dà una mano per azzerarli. Ovviamente non è accaduto, cinque anni
all’inferno, una macchina carbonizzata dentro casa, non hanno scalfito alcunché.
Diceva mia nonna, ‘nannò, quello che non ti uccide, ti fortifica’. Aveva
inesorabilmente ragione. Ma non posso non rimanere sbigottita da quanta forza,
quanta veemenza, quanta partecipazione, riscontro nella mia categoria per
quelle afflizioni professionali che colpiscono alcuni. Restano le mie domande:
ma quel politico è stato o no diffamato? Il giudice cos’ha detto alla fine del
processo? E il politico ha diritto a un risarcimento? E ha il diritto di
chiederlo a chi vuole o può essere un Ordine professionale a dirgli a chi
chiedere quel risarcimento? E poi: il masterplan della Regione è stato bocciato
o no? Il giornalista ha scritto il vero o il falso? E la Regione (che mai mi
permetterei di difendere, sia beninteso) ha il diritto o no di tutelare la
propria immagine? Forse io ripartirei da queste domande, prima di ogni altro
fiume d’inchiostro, utile solo a toglierci credibilità. Buona giornata!
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